I pianti e i lamenti dei pesci fossili

Al confine sfumato tra organico e inorganico, tra vita e non-vita, il fossile è una testimonianza materiale e poetica dello scorrere e dello stratificarsi del tempo.

I pianti e I lamenti dei pesci fossili tenta di costruire relazioni tra corpi e tempi incommensurabilmente distanti e differenti, piangendo il ciclo eterno della trasformazione della materia, della vita e della morte, nel contesto della Sesta Estinzione.

Le possibilità della relazione sono esplorate dai corpi della danzatrici attraverso due interfacce: la pelle o membrana, che funge da motore del movimento connettendo l'interno e l'esterno del corpo; e l'aria, che viene attraversata dalle loro voci e trasformata in uno “spazio prima di ogni localizzazione”. Lo spettacolo prende la forma di una progressiva stratificazione di pratiche corporee e vocali che richiama la struttura stessa del fossile.

Produzione Associazione L'Altra. Coproduzione: Triennale Milano Teatro; Fondazione del Teatro Grande di Brescia; Festival Aperto/Fondazione i Teatri Reggio Emilia; Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni; Snaporazverein; Short Theatre.
Artista associata Triennale Teatro Milano 2021-2024.
In collaborazione con: Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin 2022 – 2024; nell'ambito del progetto residenze coreografiche Lavanderia a Vapore; con il sostegno di Primavera dei Teatri.
Compagnia finanziata da MiC – Ministero della cultura.

Danza e voce

Annamaria Ajmone, Veza Maria Fernandez

Set e immagini

Natália Trejbalová

Ricerca, collaborazione drammaturgica

Stella Succi

Vestiti

Fabio Quaranta

Disegno luci

Elena Vastano

Consulenza set sonoro

Attila Faravelli

Progetto web

Giulia Polenta

Organizzazione

Francesca d'Apolito

Diffusione

Alessandra Simeoni

STAMPA

"Triennale Radio Show w/ Annamaria Ajmone 06-11-2024
Radio Raheem (2024)

"Chiunque si trovi alle prese con un nuovo materiale si rende conto ben presto che quello che ne determina il comportamento spesso non ha a che vedere con la sua composizione o struttura più interna, che in chimica si chiama bulk, ma con quello che succede sulla sua superficie. L'importante è quello che succede nella regione in cui si realizza l'incontro, a volte semplice e più spesso complicato, tra quel materiale e qualcos'altro. L'interfaccia, in chimica, è definita proprio come la regione in cui due sostanze, dotate di proprietà chimico-fisiche diverse, si incontrano."

Laura Tripaldi, “Menti parallele”